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Le strane ombre della determina 122

Da inizio anno 2014 sono venuti spesso alla ribalta i dubbi riguardanti una manifestazione di interessi redatta dal responsabile della struttura organizzativa fondi comunitari. Per ricordare di ciò che stiamo parlando allego l’avviso pubblico redatto a riguardo:

manifestazione_di_interesse_prot_11_2014

Partiamo dalla manifestazione d’interessi perchè nella stessa venivano richieste delle figure professionali in forma singola o associata aventi laurea in Ingegneria o architettura, come si può leggere al punto 4.

A seguito dell’avviso pubblico sono pervenute 21 richieste di cui un geometra, escluso perchè non avente i requisiti, 17 tra ingegneri ed architetti, una s.r.l. e 2 Raggruppamenti Temporanei di Professionisti (RTP) costituiti uno da quattro ingegneri ed uno da un ingegnere, una laureata in giurisprudenza ed una diplomata.
Per lo stesso motivo dell’esclusione del geometra, questa RTP doveva non essere ammessa, come previsto dall’art. 90 comma 1 lettere da d ad h, ma in modo particolare la g, del D. Lgs 163/2006.
Se poi per liberi professionisti si vuole intendere i possessori di partita iva, basterebbe vedere verso chi si è fatturato negli ultimi 8-9 anni per la prestazione eseguita, per scoprire che non si può più parlare di prestazione occasionale, ma continuativa presso lo stesso ente, (in questo caso il nostro comune) e ciò prevederebbe addirittura l’assunzione (qualora nell’assegnazione degli incarichi fossero stati rispettati i principi di trasparenza e rotazione).
Inoltre viene affidato con la determina 122

det._122

l’affidamento per tutte le operazioni di assistenza al Responsabile Unico del Procedimento per il prossimo triennio, in barba all’elenco di professionisti da cui il comune dovrebbe attingere per poter effettuare una rotazione nell’assegnazione degli incarichi assegnati.
Ed ancora il regolamento per gli incarichi ed i lavori in economia,

Delibera C.S. n.12 del 12.03.2013_REGOLAMENTO PER I LAVORI, LE FORNITURE E I SERVIZI IN ECONOMIA.

approvato tramite la delibera 12 del 12 marzo 2013 a firma del commissario prefettizio, prevede che ad un singolo soggetto giuridico non può essere affidato un incarico di cui ai commi 2 e 3 qualora non siano trascorsi almeno tre mesi dalla conclusione di un incarico affidato in precedenza, ma ciò fino ad oggi non è mai avvenuto.
Ultima ma non ultima per importanza la dichiarazione firmata dalla responsabile della struttura organizzativa fondi comunitari che sottoscrive l’insussistenza con i soggetti interessati di legami di diversa natura capaci di incidere negativamente sull’imparzialità dei Dirigenti, delle posizioni organizzative e dei Responsabili di Procedimento. Inoltre viene esclusa la possibilità di legami stabili di amicizia o frequentazione anche saltuaria e la possibilità di legami professionali. (La si trova allegata alla determina pubblicata).
Negli ultimi 5 anni, come però documentato dalle determine 260 del 31/03/2009, 418 del 15/05/2009, 705 del 21/07/2009, 838 del 02/09/2009, 1024 del 20/10/2009, 979 del 29/10/2010, 27 del 11/01/2011, 655 del 02/09/2011, 82 del 03/02/2012, 259 del 11/04/2012, 457 e 458 del 01/07/2013, 630 del 27/08/2013, è stato prestato servizio “continuativo” dalle medesime persone a cui è assegnata una scrivania nell’ufficio della responsabile firmataria della dichiarazione.

Nel chiudere l’articolo sul nostro blog ci chiediamo, ad oltre un mese dalla pubblicazione della determina, quante richieste di chiarimento siano arrivate in comune da parte dei 19 soggetti esclusi dall’assegnazione dell’incarico?

Il Movimento 5 Stelle nel consiglio comunale dello scorso 24 marzo 2014 ha chiesto il ritiro di questo atto dirigenziale, ora restiamo in attesa delle decisioni che a riguardo verranno prese. Intanto continueremo ad informarvi sul proseguo della questione.

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Quando il regolamento non regolamenta

Nell’analisi dell’ultimo consiglio comunale questa volta mi piace partire dalla coda anche perchè, mai come questa volta, le scelte fatte dal consiglio sono risultate il contrario di ciò che il buon senso “consiglia”. Parto dal significato di regolamento preso da uno dei tanti dizionari on-line:

Azione intesa a disciplinare una materia; insieme di norme fissate da organi pubblici o da enti privati aventi lo scopo di disciplinare certi settori di attività o il proprio funzionamento; azione, risultato e modo del regolare, dell’ordinare, del disciplinare qualcosa.

In estrema sintesi un regolamento dovrebbe servire a disciplinare ciò per cui viene realizzato, perciò dal “Regolamento per gli incarichi agli avvocati esterni” ci si aspettava un insieme di norme tese alla trasparenza, al semplificare, al normare tutte quelle ombre che gli incarichi assegnati negli ultimi anni hanno lasciato. Invece la considerazione è che un regolamento lasciato per un pò di tempo chiuso in un cassetto, recuperato in gran fretta, sia stato portato in consiglio per una immediata approvazione.

Non si capisce tra l’altro da cosa possa nascere questa estrema necessità di un documento che nella forma in cui è stato portato in consiglio presentava riferimenti ad articoli errati, prontamente segnalati e fatti correggere da noi del MoVimento e lascia tuttora piena libertà di decisione al responsabile del settore. Ogni suggerimento che il MoVimento 5 Stelle ha proposto, dettato da regole di buon senso, non è stato accettato, come la richiesta di pubblicazione sul sito istituzionale degli incarichi conferiti, i relativi esiti, i corrispondenti oneri finanziari, le spese corrisposte alla controparte etc. Inoltre anche la parte relativa all’affidamento degli incarichi recita testualmente:
"la giunta comunale, ricevute ed esaminate le proposte di delibere da parte del Responsabile del Settore Affari Generali, corredate dalle relazioni dei vari Responsabili dei Settori/Servizi per la costituzione in giudizio ovvero per resistere alle liti, delibera se costituirsi in giudizio e conferisce mandato al Responsabile del Settore Affari Generali ad individuare il professionista da officiarsi sulla base del presente regolamento".

Il problema è che il presente regolamento non da alcuna base, perciò non vediamo l’utilità e la necessità nel voler approvare un non-regolamento dettato dalla fretta di voler raggiungere lo scopo inutile. Durante la discussione è venuta fuori anche la considerazione che un avvocato che si svende per poter fungere da difensore in un incarico legale, possa essere meno bravo di chi richiede un compenso più corposo. Noi invece pensiamo che ogni avvocato ha un obbligo, che rispetta sempre, dettato dalla deontologia dell’ordine di cui fa parte.
A fronte di ciò abbiamo anche proposto di temporeggiare nell’approvazione perchè sono in fase di pubblicazione sulla gazzetta ufficiale i nuovi tabellari previsti dal ministro Orlando in un provvedimento datato 10 marzo 2014, che darebbero maggiore dignità all’operato forense, evitando di prevedere percentuali aggiuntive al minimo tabellare previsto, così come fatto nel regolamento.

Terminate le considerazioni, un momento di analisi politica a riguardo dell’approvazione dello stesso va espressa. In un consiglio dove l’ha fatta da padrone l’abbandono dell’aula al momento del voto ora da questa, ora da quella parte, l’apoteosi della fuga si è raggiunta quando si è dovuto procedere alla delibera dell’atto di cui stiamo parlando. Il presidente del consiglio che nervosamente suonava il campanellino nel tentativo di voler richiamare i tanti assenti, almeno da poter raggiungere il numero legale per poter procedere al voto. Nei banchi della maggioranza, oltre all’assente giustificato Negro, non hanno preso parte al voto Lippolis e De Marco, mentre nei banchi dell’opposizione sono risultati vuoti i posti di Conforti e Gentile. Dopo 6 ore di consiglio, questo è ciò che viene offerto ai cittadini da parte di un’amministrazione che si inalbera spesso su posizioni lontane dal bene dei nostri elettori.

Voi del MoVimento cosa fate per i problemi reali del territorio?

L’ABBATE, GAGNARLI, LUPO, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, PARENTELA, DE LORENZIS, SCAGLIUSI, BRESCIA, CARIELLO e D’AMBROSIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
la cooperativa allevatori Putignano nasce nel 1966 per volere del cavaliere Giovanni Laera, con lo scopo di raccogliere il latte prodotto nella zona della murgia barese e tarantina. Inizialmente è divisa in due rami produttivi: il primo costituito dal conferimento dei soci del latte che viene trasformato per la vendita sottoforma di prodotti (mozzarelle e formaggi freschi e stagionati di diverso genere) ed attraverso l’imbottigliamento dello stesso che viene venduto come prodotto fresco; il secondo costituito da acquisto, lavorazione, trasformazione e distribuzione tra i soci di cereali e di mangimi da utilizzare nel settore zootecnico ed agricolo;
negli anni ’80 e ’90, sotto la presidenza Laera (durata dal 1978 al 2007) si possono contare circa 700 soci e 130 lavoratori che, direttamente o indirettamente, erano coinvolti nel ciclo produttivo e distributivo della CAP;
in data 1o novembre 2008, la gestione della rete vendita viene affidata, tramite contratto, al signor Lorenzo Battista. La CAP, infatti, da qualche anno aveva deciso di mutare la rete vendita passando dal canale «retail» (con numerosissimi punti vendita di prodotti di medio-alta qualità) alla «grande distribuzione», con il conseguente affidamento delle forniture ad una rete di grossisti nonché il relativo aumento dei rischi da una parte ed un prezzo di vendita ridotto dall’altra. Durante la presentazione della stesso bilancio viene portata a conoscenza dei soci la grave situazione di insolvenza di alcuni commessi che forniscono il prodotto con mezzi propri (in gergo denominati «padroncini») verso cui sono state avviate azioni legali atte al recupero dei crediti vantati. Nell’autunno dello stesso anno, alcuni assegni ricevuti da clienti a copertura di forniture di prodotti per importi consistenti, ma non meglio specificati, risultano scoperti e ciò comporta il mancato pagamento di oltre euro 500.000 ai soci quale ricavo derivato dal conferimento del latte. Le perdite di bilancio, ammontanti ad oltre euro 183.000, vengono appianate facendo accesso al Fondo di riserva straordinario;
nel 2009 viene presentato un «Progetto Integrato di Filiera» denominato «Latte della Murgia e dei Trulli» che vede la CAP capofila, con l’obiettivo del miglioramento delle sinergie tra operatori economici della filiera per accrescere la competitività sui mercati, incidendo sulla qualità dei prodotti. La spesa prevista per il progetto ammonta a euro 1,5 milioni. Giunge all’attenzione dei soci CAP, inoltre, la ricerca di un ulteriore collaboratore a cui affidare l’incarico di responsabile della rete commerciale. Il bilancio presenta una perdita di esercizio pari a circa euro 33.600, a cui viene fatto fronte attraverso l’accesso al Fondo di riserva straordinario;
nel 2010, la cooperativa allevatori Putignano propone ai propri soci di mettere al centro delle azioni strategiche la valorizzazione dei reflui da caseificio, con l’intento di ottenere energia da fonti rinnovabili così da abbattere i costi relativi all’energia elettrica ed al metano. A tal proposito, risulta essere in fase avanzata lo studio per la realizzazione di una centrale a biomassa ed un impianto fotovoltaico. Viene, inoltre, proposto un tavolo di concertazione tra rappresentanze sindacali dei dipendenti e direttivo CAP al fine di stilare un piano di riorganizzazione del personale, attraverso mobilità, riqualificazione e formazione. Intanto, il PIF «Latte della Murgia e dei Trulli» entra nella fase di avvio dell’investimento e viene comunicato che ci si avvarrà di una collaborazione con soggetti pubblici e privati (organismo inizialmente costituito da 66 componenti, ad oggi ridottosi a 40). I costi del progetto sono pari a circa euro 1,4 milioni: per circa euro 702.000 attraverso contributo pubblico garantito dai 40 soggetti e, per la restante parte, a carico della CAP, attraverso mezzi propri (circa euro 215.000) e attraverso finanziamento bancario non inferiore ai 10 anni (circa euro 494.000). In data 29 dicembre 2010, il 50 per cento del contributo pubblico viene anticipato da AGEA. Viene, inoltre, comunicato ai soci che è stato sottoscritto mandato ad una agenzia (il cui nome non viene menzionato nei documenti di chiusura bilancio), specificando che i compiti sono quelli di rivedere la struttura commerciale della CAP. Avendo optato per spostare la rete vendita verso la «GDO», viene fatto notare come il fatturato sia concentrato verso i grossisti, i quali propongono pagamenti dilazionati a volte superiori anche a 90 giorni: un rischio da correre per restare sul mercato secondo il parere del direttivo CAP. La perdita di bilancio corrente, di oltre euro 40.000, viene appianata dal Fondo di riserva straordinario;
la relazione di bilancio 2011 espone i soci a difficoltà economiche crescenti, dovute anche all’aumento del costo del latte. Il progetto «energie rinnovabili» risulta, di conseguenza, congelato in attesa di congiunture più favorevoli. Il tavolo di concertazione per la riorganizzazione del personale prosegue con la mobilità di 4 unità a decorrere dal febbraio 2012 e la possibilità di contratti di solidarietà quando le nuove linee di produzione entreranno a regime. Il monitoraggio della spesa PIF riporta una percentuale raggiunta pari al 50 per cento mentre il progetto risultato ad uno stato di avanzamento dell’80 per cento. Anche in funzione di ciò, AGEA conferisce un ulteriore 34 per cento di fondi sulla quota prevista a carico regionale (circa euro 240.000) che, sommati al precedente 50 per cento, portano l’anticipo all’84 per cento sulla spesa totale prevista come partecipazione regionale. Per la prima volta viene presentata ai soci la possibilità che, nel breve periodo, possa essere riconosciuto un marchio DOP per la denominazione «Treccia della Murgia e dei Trulli». Viene, inoltre, resa pubblica l’intenzione di voler sgravare il presidente dai ruoli di responsabilità manageriali, quali rapporti con i clienti, fornitori e banche. A tal proposito, CAP è alla ricerca dell’individuazione di un profilo che possa subentrare nella gestione delle predette funzioni. Intanto, grazie al lavoro dei responsabili della rete vendita è mutata la tipologia di cliente: la «GDO» passa dal 7 per cento al 33 per cento, il «normal trade» dall’80 per cento al 60 per cento e la ristorazione e gli altri canali dal 13 per cento al 7 per cento. Per il quarto anno consecutivo, il bilancio viene chiuso con una perdita che, per questo esercizio, ammonta ad oltre euro 148.000 a cui viene fatto fronte, nuovamente, attraverso l’accesso al Fondo di riserva straordinario per il 94 per cento e dal Fondo contributivo C/C legge regionale 7/75 per il restante 6 per cento;
dal bilancio 2012 emergono 348 soci, detentori delle 2.625 azioni che costituiscono il capitale sociale ammontante pari a euro 65.265: con un crollo del valore della CAP rispetto al potenziale di produttività e vendita. Vengono edotti i soci sulle grandi difficoltà che comportano i gravi ritardi nell’incasso delle fatture, tali da inasprire i rapporti con i soci stessi che non ricevono il pagamento del prodotto conferito in tempi ragionevoli di 60 giorni. Gli unici soci che risentono meno di questa grave situazione sono coloro che si avvalgono dei mangimi prodotti dallo specifico ramo aziendale, i quali vanno in compensazione prelevando dallo stesso il nutrimento dei bovini. Il 23 novembre 2012 il presidente Costa lascia la carica per problemi di salute, sostituito dal vicepresidente Vito Campanella. La situazione si è resa talmente grave che, nello stesso mese, viene chiuso il mangimificio e viene resa ai soci l’informazione che, dall’aprile 2013, partirà la cassa integrazione per 26 dipendenti. Nell’anno si è prima cercata una aggregazione o collaborazione con un gruppo cooperativo di primo piano a livello nazionale (tentativo non andato a buon fine) ed è poi stato dato mandato tramite il consiglio di amministrazione, sotto la guida dell’allora vicepresidente Campanella, a poter cercare forme di collaborazione con società con spiccata specializzazione in trasformazione del latte e commercializzazione/distribuzione. Nasce così la collaborazione con Carmelo Quattrone per la parte amministrativa/finanziaria e del dottor D’Oria (per alcuni mesi) relativamente ai costi di gestione e produttività. Dagli studi svolti, il consiglio di amministrazione decide di sospendere i pagamenti per il conferimento del latte del quadrimestre luglio-ottobre 2012. Nell’anno 2012, il PIF rimane bloccato ad un avanzamento al 50 per cento della spesa, stornando le voci previste a bilancio in altre per far fronte a gestione ordinaria. A fronte di continui solleciti di pagamento da parte delle ditte fornitrici, inoltre, si opta per un ridimensionamento del PIF, con eventuale riconsegna di macchinari già installati, previa autorizzazione della regione alla variante. Il bilancio viene chiuso con una perdita di esercizio pari a euro 936.142, a cui viene proposto di far fronte mediante fondi di rivalutazione, contributo conto capitale enti pubblici, contributo conto capitale legge regionale n.7 del 1975, Fondi di rivalutazione decreto-legge n. 185 del 2008, Fondi iniziative mutualistiche e Fondo di Riserva;
in data 16 novembre 2013, viene arrestato Carmelo Quattrone, componente dell’agenzia che aveva ricevuto precedentemente mandato di vendita per conto CAP, nell’ambito dell’imponente operazione «Araba Fenice», condotta dalla guardia di finanza di Reggio Calabria su mandato della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che avrebbe portato alla «disarticolazione di un’associazione di stampo mafioso composta da imprenditori e professionisti», ritenuti essere affiliati alle più importanti cosche della «ndrangheta». I reati contestati sono «associazione a delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, abusiva attività finanziaria, utilizzo ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, favoreggiamento, peculato, corruzione, illecita concorrenza ed estorsione», tutti aggravati dalle modalità «mafiose». Carmelo Quattrone, indicato dagli investigatori come «dottore e commendatore» è stato prelevato dalla propria abitazione, sottoposta anche a perquisizione, nel comune di Putignano. Per gli inquirenti, Quattrone, inserito nella «zona grigia della ndrangheta» era ritenuto una figura di rilievo dell’organizzazione tanto che, unitamente al collega Francesco Creaco, nel rapporto con il boss Giuseppe Stefano Tito Liuzzo (capo dell’organizzazione criminale) non si sarebbe limitato a svolgere solamente la sua attività di consulente, ma si poneva come un vero e proprio consigliere del pregiudicato, tanto che avrebbe indotto Liuzzo ad effettuare una rivisitazione della società Euroedil in modo da evitare eventuali provvedimenti di sequestro. In conseguenza di questi accadimenti, in data 18 gennaio 2014, si è dimesso Vito Campanella dalla carica di presidente della CAP, che intanto ha visto allargare il proprio debito di bilancio a euro 5 milioni, di cui euro 2 milioni nei confronti dei soci conferitori. A febbraio 2014, sono iniziati gli stati di agitazione indetti dai 40 dipendenti che non percepiscono stipendi da 7 mesi: dopo 48 ore di scioperi hanno ottenuto una bozza di impegno sottoscritto tra le sigle sindacali ed i rappresentanti della cooperativa, innanzi alla responsabile dell’ufficio provinciale del lavoro. L’accordo prevede un riconoscimento di 15.000 euro da dividersi tra i dipendenti (a malapena circa 400 euro a persona) –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda e se, a fronte della mancanza di chiarezza nelle scritture contabili e nella gestione degli ultimi anni della CAP, al fine di tutelare l’intera economia legata al mondo agricolo murgiano minacciata dalle possibili azioni fraudolente, non ritengano opportuno, ognuno per le proprie competenze, predisporre proprie ispezioni straordinarie ai sensi degli articoli 8, 9 e 10 del decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220. (4-03968)

Interrogazione a risposta scritta 4-03968

Nelle segrete stanze

Dopo gli ultimi consigli comunali “farsa” svuotati di argomentazioni importanti ed improntate all’interesse della comunità si vorrebbe continuare, come da consolidata tradizione delle ultime amministrazioni, a prendere le decisioni nelle segrete stanze.
Noi ci opponiamo a ciò con fermezza e chiediamo ai consiglieri che come me operano per il bene del nostro comune di sottoscrivere la richiesta da noi protocollata lo scorso 6 marzo 2014.
Ridiamo al consiglio il ruolo di centralità nelle scelte che merita e per cui è stato pensato, chiediamo tutti che il Piano di Lottizzazione della zona C1 comparto 14 e tutti gli altri piani d’ora in avanti vengano discussi in consiglio.

Orazio Colonna

Piano Lottizzazione001
Piano Lottizzazione002

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